La continuità operativa dei sistemi IT è una priorità per le aziende in ogni settore. Da essa dipende ogni giorno la continuità di tutti i processi operativi e del business. Sicurezza significa dotarsi di un piano di Business Continuity progettato su misura, con cui ridurre al minimo i rischi di interruzione imprevista dei processi operativi.
Con la rete di data center dei nostri partner tecnologici, distribuita in Italia ed Europa, creiamo soluzioni di Disaster Recovery gestite da personale tecnico specializzato e pianifichiamo interventi immediati per rispondere a tutte le necessità.
Installazione, configurazione e monitoraggio 24/7/365 di apparecchiature hardware dedicate a soluzioni di backup con possibilità di installazione on-premise o nei nostri data center.
Servizi di monitoraggio disponibili a più livelli di esternalizzazione: dalla gestione diretta da pannello cloud, al totale affidamento al nostro personale data center specializzato.
Redazione del Disaster Recovery Plan (DRP) a seconda delle esigenze del cliente e preparazione preventiva delle procedure di ripristino. Disponibile anche in modalità as a service (DRaaS).
Progettazione dell’infrastruttura IT curata dal team di solution architect. Il personale tecnico del Network Operation Center (NOC) può (secondo gli SLA concordati) essere operativo da 8×5 fino a 24/7/365 per gestire completamente l’infrastruttura IT nei casi più critici.
Il vostro reparto IT si trasformerà da un bunker sempre all’erta in un salotto dove si può veramente lavorare ai progetti, ai programmi, allo sviluppo. Senza temere di dover affrontare, da un momento all’altro, l’emergenza di dovere spostare, ripristinare, riprogrammare le risorse.
Ripristinare un pc o un server in poche ore, in pochi minuti o addirittura in frazioni di secondo..ormai è una realtà consolidata: le informazioni e interi database vengono duplicati, anche in tempo reale, se serve, utilizzando le moderne infrastrutture IT.
L’accordo sui livelli di servizio (SLA) rappresenta l’esigenza del nostro cliente in ordine ad interventi che avvengano entro periodi di tempo accettabili. Se la maggior parte del ns. clienti necessita di un 8×5 (ore lavorative settimanali ordinarie), ci sono situazioni particolarmente critiche dove in caso di problemi l’intervento deve avvenire entro 4 ore, giorno e notte, festivi inclusi. E’ ovvio che tale impegno ha un costo notevolmente superiore, per cui di solito si cerca di mediare tenendo conto di necessità e costi.
Si tratta del processo che rende possibile recuperare i dati in caso di disastro.Adottare una politica di “disaster recovery” vuol dire avere un sito secondario in cui salvare tutti i dati, potendo quindi recuperare i propri database in caso di catastrofi naturali (incendi, uragani, terremoti, o qualsiasi evento naturale o doloso possa mettere a rischio la funzionali-tà di un data center).
riguarda anche il resto dei sistemi. Un piano di DR deve quindi includere sia i dati salvati sia anche tutto quanto serve per ripristinare il servizio in caso di disastro. E la velocità alla quale verranno recuperati dipende esclusivamente dalla pianificazione dell’infrastruttura e dai processi che ne sono alla base, e che saranno stati preventivamente testati.
Obiettivo primario della disaster recovery è quindi assicurare che i dati non vadano persi, lasciando in secondo piano la possibilità che siano, per un determinato lasso di tempo, inaccessibili.
Il Recovery Time Objective è la durata massima del fermo, che va stabilita al momento della pianificazione: in tal modo, l’azienda sa già in anticipo a quanto tempo di disagio va incontro avendo progettato la DR in modo da tollerare una certa durata massima di downtime.
Il Recovery Point Objective stabilisce invece la quantità massima di dati a cui un’azienda è disposta a rinunciare a seguito di un problema. Anche se RPO si riferisce a una quantità di dati si misura in unità di tempo, come l’RTO, quindi l’ammontare dei dati persi dipende da quanti se ne producono per unità di tempo.
La Business Continuity può essere assimilata a uno “zero downtime” sull’infrastruttura tecnolo-gica e si riferisce alla possibilità di progettare l’architettura Cloud in modo da garantire una continua operatività della stessa in caso di disastro o grave danno ai sistemi. A differenza del DR, un piano di BC prevede che, durante il verificarsi del disastro, i sistemi continuino ad essere attivi e funzionanti: senza interruzioni. Per realizzare questo obiettivo è necessario mettere a punto un progetto in cui i dati siano sincronizzati su due data center diversi grazie a strategie sia lato hardware che software. I dati e l’applicazione presenti su un server in BC sono in un rapporto di failover con un secondo sistema che si trova in un data center diverso. Generalmente, l’utente che utilizza l’applicativo su un sistema di BC, in caso di guasto sperimenterà solo una breve pausa ma senza accorgersi che si era verificato un problema.
Il DR si può definire un sottoinsieme della BC. A seconda della criticità del business, il DR, che è “datacentrico”, potrà essere effettuato integrando l’architettura cloud con un backup remoto, soluzione a bassissimo costo, oppure pensare a un mirroring completo dell’infrastruttura. La BC invece mira a continuare a lavorare durante il disastro stesso. Tutti i processi devono essere attivi anche in caso il sistema nel sito di produzione venga compromesso per via di errori umani o catastrofi naturali.